Il nuovo dossier elaborato da Fondosviluppo prende in esame le posizioni relative ai lavoratori a tempo indeterminato delle cooperative (escluso il comparto agricolo) per analizzare la ripartizione del lavoro tra full time e part time, tenendo conto dell’incidenza delle pratiche collegate alla conciliazione vita-lavoro e dei divari retributivi.
Secondo quanto emerge dallo studio, il 50,7% dei lavoratori a tempo indeterminato ha un contratto part-time mentre il 49,3% è full-time. Il maggior numero di contratti full-time viene registrato nel settore delle costruzioni (84,3%), dell'industria (80%), trasporti e comunicazioni (73%).
Esaminando la qualifica professionale, i contratti part-time prevalgono tra operai/apprendisti (51,3%) e impiegati (52,5%) mentre sono marginali tra i dirigenti (5,1%). Significativo è il divario tra uomini e donne se si considera la differenza di genere. Sulla base delle evidenze fornite dai dati Inps, hanno prevalentemente un contratto part-time (68,4% del totale) le donne mentre il 70,4% degli uomini ha un contratto full-time.
Differenze sostanziali emergono andando a esaminare il cosiddetto gender pay gap.
Su una paga media giornaliera di 93 euro, le donne percepiscono 7 euro in meno mentre gli uomini arrivano a percepire 4 euro in più della media (quindi complessivamente 11 euro in più delle donne). A parità di qualifica professionale, un'operaia/apprendista percepisce 10 euro in meno di un collega uomo, 22 euro in meno nell'inquadramento da impiegato e di 52 euro nel caso di dirigenti/quadro