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INNOVAZIONE NEL SETTORE DEL LAVORO E DEI SERVIZI

INNOVAZIONE NEL SETTORE DEL LAVORO E DEI SERVIZI

Interessante relazione del prof. Tronconi al Consiglio Nazionale Confcooperative Lavoro e Servizi

Categorie: Lavoro e Servizi

Tags: Federlavoro e Servizi,   consiglio,   nazionale

Consiglio nazionale Confcooperative Lavoro e Servizi aperto ad una sessione di alta formazione, quello che si è tenuto a Roma il 29 ottobre scorso.

Il Presidente Massimo Stronati, dopo aver ringraziato per la presenza anche il Presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini, ha affermato che “la struttura dell’appuntamento consente di riflettere su nuove modalità per avvicinarci alle specificità territoriali delle cooperative associate con risposte innovative per tenere il lavoro al centro.”

Il prof. Tronconi del Politecnico di Milano ha evidenziato come nel 2040 il mercato europeo sarà circa il 60% più ampio di quanto lo era nel 2000, ma il mercato degli Stati Uniti sarà più ampio del 300%, quello dell’India del 1400%, quello della Cina del 2400%.  Peraltro, l’economia cinese raggiungerà i 123 trilioni di dollari, ovvero quasi tre volte la produzione del mondo intero nell’anno 2000. Per di più, il reddito pro capite della Cina raggiungerà gli 85.000 dollari, più del doppio di quanto si prevede per l’Unione Europea.

In questo scenario non va trascurato il fatto che con assoluta evidenza il «consumo in senso ampio» negli ultimi anni ha visto destinare una quota crescente del reddito reale al tempo libero anziché nell’acquisto di un maggior numero di beni consumo.

Un ulteriore fattore, poco esplorato, dal lato della domanda, che in futuro potrebbe acquisire ancora più importanza, è connesso alla migliore capacità delle imprese di quantificare, organizzare e monitorare la prestazione lavorativa. La diffusione delle tecnologie digitali - dai software gestionali, in grado di progettare in maniera dettagliata progressi, procedure e mansioni, alla workforce analytics, capace di rilevare puntualmente i risultati del lavoro – sta spingendo le aziende ad abbandonare la logica «forfettaria» dell’orario di lavoro full-time e a richiedere un impegno molto più preciso. Per questo motivo, anche in un quadro di relativa ripresa economica non è azzardato immaginare che il ricorso al lavoro a tempo parziale e flessibile potrebbe costituire la «nuova normalità» del mercato del lavoro.

Il cambiamento delle caratteristiche della domanda di lavoro, determinato dalle nuove tecnologie è il «convitato di pietra» di qualsiasi riflessione articolata sul fattore lavoro nell’economia contemporanee.

Questa domanda è tendenzialmente più qualificata – le competenze più richieste sono di tipo cognitivo, creativo, relazionale - e non sempre incontra un’offerta corrispondente. Infine, è evidente il rallentamento della crescita della produttività del lavoro, che nei Paesi OCSE è passata da una media annuale del 2,3% nel periodo pre-crisi a una media dell’1,2% negli ultimi cinque anni.

Per parte sua, il collega del Politecnico, prof. Ciaramella, ha posto l’accento sul work-life balance: dall’attenzione alla qualità della vita pare discendere tra le nuove generazioni una scelta di lavoro non a tempo pieno o freelance, in quanto viene vissuta come una modalità più adeguata alla visione della vita che le nuove generazioni hanno. La loro considerazione del possesso è meno forte delle generazioni che li hanno preceduti, rispetto a beni come auto e case, per esempio.  Del resto come ben sintetizzato da Luciano Gallino, Ulrich Beck, nel suo saggio Il lavoro nell'epoca della fine del lavoro. Tramonto delle sicurezze e nuovo impegno civile evidenzia che negli anni '60 i lavoratori definibili come precari, perché sapevano in anticipo che la loro occupazione sarebbe finita a breve, senza d'altra parte sapere se e quando mai ne avrebbero trovata un'altra, erano un decimo del totale. Negli anni '90, in tutti i Paesi europei, sono diventati un terzo, e continuano ad aumentare. Nelle società meno sviluppate dell'America Latina, dell'Africa, dell'Asia sud-orientale, i lavoratori che non sanno se tra un mese o domani avranno un'occupazione costituiscono da sempre più della metà degli occupati.

Alla modernità costruita sull'idea di sicurezza, certezza, spazi definiti per la persona e la comunità, sta subentrando una seconda modernità caratterizzata da insicurezza, incertezza e caduta di ogni confine. Senza che molte società abbiano conosciuto nemmeno la prima. A questa diagnosi impietosa Ulrich Beck unisce una proposta, e un avvertimento: anziché guardare all'indietro a una piena occupazione ormai priva di senso, bisogna mirare a progettare una società civile dove il lavoro salariato che resta, e i molteplici lavori necessari per la comunità e la famiglia, siano al tempo stesso un diritto e un dovere per tutti. Al fine di ridare sicurezza materiale a un numero maggiore di persone, perché senza di questa non esiste vera libertà politica, dunque non si dà democrazia, come ben sa il nostro movimento cooperativo.

I consiglieri che si sono avvicendati sul podio nel successivo dibattito hanno sottolineato come le cooperative di lavoro e servizi, in particolare quelle che operano nei settori più innovativi, si scontrino con la rigidità di un legislatore che vincola contrattualmente ogni rapporto di lavoro. D’altro canto, il lavoro flessibile è una necessità e per i soci delle nostre imprese è fondamentale interpretare i cambiamenti imminenti, pur nella consapevolezza che questa accelerazione ha un impatto forte sulla tradizionale struttura imprenditoriale delle cooperative di lavoro. Forti dei nostri riferimenti valoriali fondanti si è, dunque, per esempio proposto di mettere insieme l’attenzione alla persona e la capacità di accogliere giovani nelle nostre cooperative; potremo, anche così, cogliere le opportunità vere del futuro.

Il Presidente Stronati, dinanzi ad una dettagliata illustrazione delle mutazioni di mercato e geopolitiche, che incombono sullo status quo del nostro tessuto imprenditoriale, ha posto l’accento sul fatto che  la cooperazione di lavoro offre strumenti assai validi per far fronte a questi mutamenti, che richiedono maggior resilienza imprenditoriale, come quello consortile, che consente di riflettere su un modello di “grande impresa” diverso, fuori da quella in crisi, valorizzando le opportunità di aggregazione. “Manca una politica seria a sostegno di strumenti più duttili, a cui Confcooperative Lavoro e Servizi crede molto e su cui investe da tempo, anche nel dialogo con i decisori pubblici”, ha però rilevato Stronati. “Ciò è più che mai sentito in un momento come quello attuale, in cui la spinta politica pare tutta concentrata ad ideare modelli di internalizzazione di servizi erogati efficacemente sin qui dalle nostre cooperative (come nel caso dei servizi di pulizia delle scuole), rischiando conseguenze dannose tanto a discapito di alcune migliaia di lavoratori che finirebbero in esubero, quanto delle imprese cooperative stesse, che sarebbero chiamate a farsene carico.”

Infine, il prof. Tronconi ed il prof. Ciaramella hanno richiamato alla necessità di avviare a tutti i livelli una profonda riflessione sugli elementi che, in tutti i settori economici, costituiscono i fondamenti che consentono ai sistemi Paese e alle imprese di competere vittoriosamente.

Nell’economia internazionale, infatti, si compete con successo quando le organizzazioni “fanno innovazione” (organizzativa, commerciale, di prodotto/servizio, etc.) e governano le attività cruciali del processo produttivo, quelle caratterizzate da un più elevato valore aggiunto: ideazione; progettazione; ingegnerizzazione e industrializzazione del prodotto/servizio; distribuzione; gestione del rapporto con il cliente; sviluppo dei propri marchi e del brand aziendale. I dati e le informazioni che caratterizzano le attività, anche a basso valore aggiunto, ma che saremo in grado di presentare in maniera organizzata, saranno più importanti. Le informazioni aggregate saranno utili al cliente per dare una risposta adeguata. Chi irromperà in maniera forte sul mercato, sarà colui il quale avrà saputo raccogliere informazioni, studiando il mercato e profilando l’offerta, garantendo così la salvaguardia del lavoro, un lavoro consapevole e di qualità.

 

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